Chi è l’intermissus nella società interconnessa? di Antonio Rossello

L’intermissus è la figura che attraversa le soglie, senza mai possederle. Non è escluso, ma nemmeno incluso fino in fondo. Esiste nelle maglie sfuggenti dell’appartenenza e si definisce più per la relazione mancante che per quella realizzata. In lui si addensano le tensioni fra visibilità e invisibilità, fra contatto e isolamento.

Secondo Axel Honneth, il riconoscimento si articola in tre sfere: amore, diritti, solidarietà. L’intermissus le attraversa tutte, ma spesso ne sperimenta il misconoscimento: non viene riconosciuto come persona degna d’amore, non è pienamente titolare di diritti, non è celebrato per i suoi contributi sociali. Egli è il testimone vivente di una società che riconosce selettivamente, e disconosce sistematicamente.

In chiave meadiana, potremmo dire che l’intermissus fatica a stabilire un equilibrio tra Io, Me e . Il Me (l’immagine che l’altro ha di me) è vago, frammentario, spesso deformato. Il Sé, che dovrebbe emergere dall’interazione dialogica tra Io e Me, rimane latente, instabile, talvolta sospeso. È come se il soggetto parlasse, ma l’eco non tornasse mai.

Eppure, nella nostra epoca, tutto è connesso. La teoria dei sei gradi di separazione ci ricorda che siamo tutti potenzialmente vicinissimi. Ma l’intermissus smentisce questa promessa: egli è il cortocircuito della rete, il nodo che non si stringe. È connesso, ma non integrato. Presente, ma non partecipe.

La rete sociale, che promette inclusione, rischia di diventare l’ennesima arena in cui l’intermissus è spettatore più che attore. L’integrazione fra gruppi si fa a maglie larghe, ma non sempre lo accoglie. Il suo contributo – spesso ibrido, intersezionale, transdisciplinare – viene visto con sospetto o ignorato per il suo non allineamento.

Conclusione 

L’intermissus è il punto cieco delle nostre reti, il soggetto che ci obbliga a interrogarci sulla qualità del legame sociale, sull’effettività del riconoscimento e sull’autenticità dell’inclusione. È la coscienza inquieta del sistema: ci ricorda che essere “connessi” non significa necessariamente essere “riconosciuti”.

Antonio Rossello | Sociologo

Link per la lettura dell'articolo dedicato pubblicato su "Pagina Tre"

Nota dell'autore:

E' soltanto una riflessione, tuttavia si ritiene sia interessante la figura dell'"intermissus", in quanto viene postulata una categoria comportamentale che esiste e che è stata direttamente osservata, ma che non ha visto sufficientemente trattata, magari anche sotto analoga terminologia.